TORNA SU ETHAN RICCI

Logo
titolo
Logo

 

 

APPROFONDIMENTO ALLEGATO ALLA SCHEDA n. 025

 

 

ED006) Planimetria Sette/ottocentesca di Lucca - Definizione dell'area urbanistica sede della Manifattura Tabacchi

Data di concessione 1564. Data di insediamento nell'area di Cittadella, 1815. A fine sec XIX° arrivò a impiegare 1750 operai (per lo più donne).

Il vasto fabbricato che ospitava la Manifattura Tabacchi occupa l'area dove sorgeva il Convento delle Domenicane e prima ancora, nel sec. XV, la Cittadella, fortezza di Castruccio Castracani e successivamente di  Paolo Guinigi.  Fino alla prima metà del secolo XIX risulta la presenza, fra gli altri, del Molino della Cittadella (ASLu, Carte Marracci, 1849, f. 36).

La produzione di sigari Nazionali e Toscani, di polveri e trinciato occupava, già nel 1865, circa 500 operaie che lavoravano in ambienti e condizioni malsane. Il convento domenicano di San Domenico fu incorporato nell'area della Manifattura a partire dal 1892.  Alla fine del secolo XIX l'ingresso principale dello Stabilimento fu spostato da Via dei Tabacchi a Via Vittorio Emanuele. Nel grande complesso gli stili architettonici, fra '800 e '900, s'intrecciano.

Nel 1861 la Manifattura di Lucca era una delle quattro attive in Toscana, con quelle di Firenze, di Massa Carrara e di Capraia (le ultime due cessate nel 1865). Nel 1865 la Regia Azienda per la Manifattura dei Tabacchi entrò nella sfera di controllo del Ministero delle Finanze. A quel tempo, come detto, vi lavoravano 500 sigaraie a cottimo e 165 addetti: ufficiali inferiori, operai e operaie giornaliere, tutti diretti da 13 ufficiali superiori. La produzione annua era approssimativamente di 300 quintali di sigari, 139 di polveri, 65 di trinciato.

Nel periodo immediatamente successivo all'unità d'Italia, la Manifattura di Lucca dava lavoro a 60 operaie per la produzione dei sigari Toscani e a 440 operaie per i sigari Nazionali. Si confezionavano giornalmente circa 700 chili di pezzi. La lavorazione era articolata in sei laboratori: uno per i sigari Toscani e cinque per quelli Nazionali (raccolti in tre vasti locali). Dopo la preparazione preliminare, la foglia passava in mano alle sigaraie, che lavoravano in coppia utilizzando un tavolo di legno duro per la fasciatura, un modulo per la misurazione dei sigari e un coltello a lunetta per il taglio.

L'operazione era condivisa dalle due operaie: nel tempo in cui una componeva il ripieno e la controfasciatura, l'altra provvedeva alla fasciatura e alla spuntatura. Dopo la prima fase, le due operaie contavano i sigari, li sceglievano e li trasportavano al distendaggio, ossia alle rastrelliere a scaffali telati, per l'essiccazione. Qui altri lavoratori seguivano tale processo, che durava dagli 8 ai 15 giorni, quindi si passava all'impacchettatura, al mozzamento e alla pressatura. Una volta impacchettati, i sigari erano conservati su telai da dove venivano passati all'ultima fase dell'incassatura, ed infine alla spedizione.

Il processo lavorativo descritto era caratterizzato dallo scarso utilizzo di macchine, per cui l'organizzazione produttiva richiedeva un largo utilizzo di manodopera in fabbrica.

Nel 1881, il censimento della popolazione segnala, infatti, una crescita occupazionale presso la Manifattura che contava, a quella data, 1114 operai (sempre con una costante predominanza femminile), contro i 707 del decennio precedente. Nel 1899 il personale era così formato: 155 operaie giornaliere, 1515 cottimanti, 28 subalterni, 12 impiegati. In totale: 1705.

Le sigaraie furono, all'inizio del Novecento, tra le prime categorie a promuovere la nascita di un'organizzazione sindacale che le rappresentasse. Nel primo decennio del Novecento lavoravano nello stabilimento lucchese, 111 operai e 1400 donne con l'aiuto di 45 macchine operatrici. La Manifattura, in questo periodo, aveva inoltre potenziato le proprie risorse energetiche con l'installazione di motori a vapore che andavano ad aggiungersi a quelli idraulici mossi dal Condotto Pubblico.L'impianto architettonico della Manifattura è cresciuto all'interno delle mura urbane di Lucca, inglobando edifici e spazi preesistenti, come il Molino della Cittadella, abbattuto per far posto alla nuova attività, e il cinquecentesco fabbricato dell'ex convento di San Domenico, acquistato nel 1892 dal Ministero delle Finanze e annesso allo stabilimento: le strutture del chiostro sono ancora visibili all'interno del sito industriale. Gli ex conventi offrivano, infatti, la possibilità di adattare vasti locali ad un impianto produttivo a dimensione industriale.

 

Luoghi dell'arte e della cultura # 64 - Ex Manifattura dei Tabacchi, 31 Maggio 2017

 

Clicca
Clicca

 

 

La riproduzione parziale e non a scopo commerciale del materiale pubblicato (immagini e testi) è consentita citando la fonte (indirizzo web da cui è tratto il contributo), il titolo dell'opera (Lucca industriosa - Ricerca di archeologia industriale e storia sociale), gli autori e le autrici (Francesco Petrini, Mimma Virginia Paradisi, Chiara Mazzanti e Ethan Ricci), diversamente tutti i diritti sono riservati e la riproduzione non è consentita.