Pianta del Molino di Cima a San Pietro a Vico. Nel 1853 l'edificio che ospitava il Molino, all'epoca dotato di otto macine, accoglieva anche altre attività come una bottega di fabbro, una stanza con un folle e una con un telaio, oltre a rimesse, stalle, cantine. Si trattava quindi di una struttura complessa e articolata su più livelli. Il corpo di fabbrica principale, dove si trovavano cinque macine, era situato a cavallo del Condotto.
La Pianta è inserita in una Lettera alla Comunità di Lucca, scritta da Francesco Pardini e altri, affinché l'Amministrazione comunale faccia sospendere i lavori alla strada pubblica che potrebbero ledere le loro proprietà.
La pianta del luogo è a colori e molto particolareggiata e nella parte scritta sottostante ripercorre una parte della sua storia:
1) Linee e rette segnate in pianta di rosso (N. 1 e N. 3) indicano lo Stabile del quale, il 22 agosto 1783 (con rogito del notaio Marc'Antonio Rinaldi) il sig. Bartolommeo Micheli ne allivellò 7 delle 8 parti indivise a Giovan Battista Orsolini di San Pietro a Vico per un canone annuo di T 195.
2) Si torna indietro al 23 marzo 1817 alla precedente “investitura” fatta dal sig. Carlo Giacinto Bambacari (allora Direttario dei 7 ottavi) allo stesso Giovan Battista Orsolini ed a Filippo, di lui fratello per l'annuo canone di T 240.
3) In quel contratto si trova l'inventario dei Molini e lo stato delle fabbriche e anche la mappa del fondo (formata in quell'incontro dal Perito Giulio Ambrogio Giannetti).
A maggior distinzione sono state campite di giallo le nuove fabbriche fatte costruire dopo il 1733. “Detto Stabile comprende la superficie di 634 Pertiche. Coltr. 1.1.59”. N. 2 Terra alberata e vitiata che fu ottenuta in permuta del pezzo N. 3 rosso dall'Opera di San Pietro a Vico e da Franco Bandoni, allora livellaro: ciascuna porzione permutata ha la superficie di 63 e 4/5 Pertiche.
4) L'ottava parte apparteneva a Silvestro Arnolfini che aveva lasciato alla figlia Luisa questa eredità: suo marito Franco Burlamacchi, per conto della moglie, aveva scelto l'ottava parte e precisamente la parte colorata di giallo pieno dove era stata di recente costruita una Fabbrica ad uso di Folle.
5) La località è indicata come Molino di Cima al Chiasso Chiappone.
6) Le lettere alfabetiche rosse indicano i vari edifici: stalle, cantine, una grande rimessa, un Molino con tre macine, un macello, il Molino grande, una stanza Telaio.
7) Il Condotto pubblico è ben delineato e sottopassa il Molino: gli edifici e le aie restano alla sua sinistra (a est). Sempre a est si vede la Via Pubblica di San Pietro a Vico e una fossettina laterale.