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Aggiornata
Martedì 13-Mar-2018
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PALAZZO TOMMASI SIRTI
Parlare di degrado, nel caso di Palazzo Tommasi Sirti, è alquanto riduttivo - devastazione è la parola che a mio avviso meglio gli si adatta. 4.500 metri quadrati di superficie, affreschi di pregio, una scalinata monumentale, un giardino all'italiana - tutto in malora. Come possa un edificio storico del XVII secolo tanto bello e prestigioso ridursi in questo stato in appena ventitré anni è facilmente deducibile: basta abbandonarlo totalmente senza più mettervi mano. Nel 1991, infatti, l'Ente proprietario (l'Inail) decise non solo di non utilizzarlo, ma anche di non venderlo, non affittarlo e non darlo in uso. Forse lo scopo era di causarne il deprezzamento in modo che "qualcuno" potesse un giorno acquistarlo per due soldi, di fatto derubando i cittadini di un bene così prezioso? A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca quasi sempre - e Lucca, ahinoi, di furfanterie e ruberie simili ne ha già subite tante. Purtroppo. Non farò il lungo elenco dei progetti, delle promesse, delle dichiarazioni ad effetto, delle occasioni mancate, dei finanziamenti annunciati o stanziati finiti poi non si sa dove, dei soldi pubblici (molti) spesi per mettere il palazzo in sicurezza affinché non cada in testa alla gente - a scorrerlo c'è da sentirsi male. E non illustrerò neppure la quantità di danni irreversibili a cui il colpevole abbandono ha condannato l'edificio. Chiunque, facendo una breve ricerca sul Web, potrà mangiarsi il fegato da solo, senza la mia collaborazione. L'evidenza talvolta è invisibile, per questo occorre mostrarla, indicarla con insistenza. Ed è questo, appunto, che voglio fare, qui - voglio dire che di fronte a una tale indecenza, un tale spreco, una tale manifesta volontà di distruggere e disfarsi del patrimonio artistico, architettonico e culturale della città, non si può rimanere indifferenti o silenti. Vi è colpevolezza anche in questo.
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