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Aggiornata
Sabato 19-Mag-2018
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TRISTI STORIE DI RUDERI, FOSSI E GABINETTI
La zona compresa tra Via Buiamonti, Via Michele Rosi e Piazza Luigi Varanini, già nel XIV secolo era un'area assai produttiva grazie alla presenza del Pubblico Condotto che, realizzato nel 1380, favoriva le varie attività produttive e commerciali che lungo il suo percorso si erano sviluppate. Tra il 1533 e il 1550, si ha notizia della costruzione di un mulino a quattro palmenti a cavallo del fosso, noto come Mulino di San Iacopo, di cui oggi rimane il basamento in pietra e il portale su Via Buiamonti. Al suo posto, forse negli anni Trenta, sorse la Cartiera Pasquini, che dalla chiusura avvenuta nel 1973 con il definitivo trasferimento a Porcari, e dalla successiva messa in sicurezza avvenuta nel 1994 quando i Pasquini progettarono di aprirvi un albergo di lusso, versa in stato di completo abbandono.
Accanto all'edificio dei Pasquini, sui resti della duecentesca chiesa romanica di San Jacopo alla Tomba (prossima a Porta di San Jacopo), nell'Ottocento fu costruito prima un filatoio, poi, forse nel Novecento, vi si insediò un'altra cartiera. Durante la ritirata dei tedeschi, nel 1944 circa, la cartiera Calamai fu bombardata e gravemente danneggiata da un violento incendio che ne distrusse quasi completamente i due piani superiori. Non è dato sapere quando, ma ad un certo punto divenne proprietà dei Pasquini, tuttavia non ha avuto una grande considerazione in quanto nel 1994 fu rifatto soltanto l'intonaco su due facciate e la porzione addossata alle mura non fu minimamente toccata, forse perché il progetto di farne un Hotel a quattro stelle, prevedeva l'ennesimo sproposito edilizio e urbanistico con l'unificazione dei due immobili (di cui questo, probabilmente, sarebbe stato abbattuto per poter ampliare l'altro) e il prolungamento di Via Buiamonti verso porta San Jacopo. Ciò nonostante, a mio gusto, è più sopportabile dell'edificio principale la cui struttura monolitica a ben cinque piani, chiaramente industriale e brutta come solo tali edifici costruiti in tempi relativamente recenti possono esserlo, è completamente fuori contesto all'interno del centro storico.
L'autorizzazione a costruirvi un Hotel fu concessa, ma poi il Comune scoprì (!) che l'immobile non era dotato dei metri quadrati necessari per ricavarvi un parcheggio e, a cose fatte, fece marcia indietro. Per l'acquisto di un terreno confinante in cui si sarebbero potuti ricavare i posti auto mancanti, fu chiesto un miliardo di vecchie lire (portando a due e mezzo l'investimento totale), i proprietari ovviamente si rifiutarono di sborsare quella cifra e dato che avevano già avviato il progetto a causa dell'autorizzazione frettolosamente concessa, fecero causa contro il Comune. Nel 2006, ormai demotivati e comunque impantanati nel contenzioso giudiziario, vendettero l'appetibile monolite a una società immobiliare romana, la "Arborato cerchio" (?) la quale, nel 2008, lo cedette a sua volta a un fondo immobiliare, il "Pioneer Re Star" che ha poi conferito il bene alla società finanziaria romana "Torre sgr" (?). I Pasquini, quindi, sono rimasti proprietari del rudere e dell'annessa porzione di edificio che miracolosamente sta ancora in piedi, il resto invece è stato venduto, e secondo quanto ventilato nel 2013, cambiando la destinazione d'uso da alberghiera a residenziale, nel mostro potrebbero essere ricavati appartamenti, neanche a dirlo, di lusso - lo stesso destino che all'inizio degli anni Duemila ha interessato il Convento delle Carmelitane di Santa Teresa (ex scuola Leone XIII). Non so se il Comune di Lucca si sia già espresso favorevolmente in merito al progetto, ma pare che l'anno scorso il fondo immobiliare abbia acquistato dalla Polis S.p.a. un congruo numero di stalli nel vicino parcheggio sotterraneo realizzato nella ex Caserma Mazzini in modo da poter dotare gli appartamenti di posti auto riservati - se si sono tirati avanti con il lavoro, è ipotizzabile che qualche probabilità di avviare il cantiere vi sia. Dunque, la ex Cartiera Pasquini potrebbe diventare un'inguardabile condominio per benestanti investitori (in tutta evidenza siamo di fronte all'ennesima speculazione edilizia), ma la ex Cartiera Calamai? Per quanto ancora il Comune di Lucca ne tollererà lo stato di abbandono, per quanto ancora fingerà di non sapere che oltre a essere indecorosa a vedersi, potrebbe cadere a pezzi causando danni alle cose e alle persone? Siamo d'accordo, se ciò accadesse, non sarebbe responsabilità sua, ma dovrebbe, io penso, almeno ingiungere ai proprietari la sua messa in sicurezza. Se un'amministrazione non è capace di fare nemmeno questo, a cosa serve?
Altro aspetto che di quest'area lascia perplessi, sono le condizioni in cui è perlopiù lasciato il fosso che, come abbiamo visto, tanta importanza ha avuto per la vita economica e sociale della città. Lungo il canale, da qui sino alla fine del fosso scoperto in Via della Rosa, la vegetazione prospera deteriorando la tenuta idraulica delle murature; spesso vi sono piccioni ed altri animali morti lasciati a marcire in acqua o ad essiccare al sole; cumuli di spazzatura galleggiano in superficie senza parlare di quello che giace sul fondo (c'è di tutto, persino materiali meccanici e apparecchiature elettroniche); improvvidi cittadini si cimentano nella pesca sportiva abusiva sotto lo sguardo incredulo di turisti e residenti; di tanto in tanto, grosse quantità di sostanze nocive sono sversate in acqua dai soliti ignoti, così si assiste alla morte dell'intera popolazione ittica che incredibilmente lo popola. Complessivamente, non si può certo affermare che Lucca abbia per esso un occhio di riguardo, tutt'altro. Per la cronaca: nel 2012, grazie ad un accordo tra la Provincia e un consorzio di sei aziende private, è stata presentata domanda per poter installare alcune centrali a turbina per la produzione di energia idroelettrica nelle aree industriali dismesse, lungo il percorso del fosso, fuori e dentro la città (Molino di San Jacopo e Molino di Cittadella, ex Manifattura Tabacchi), qui costruendo anche tre ruote idrauliche. In cambio dell'autorizzazione alla costruzione e allo sfruttamento degli impianti (produzione elettrica stimata in circa 3 milioni di kilowatt annui con un investimento complessivo previsto in 4 milioni di euro), il consorzio si sarebbe impegnato ad effettuare interventi di risistemazione del canale con il dragaggio e lo smaltimento dei fanghi e opere di recupero delle murature. Non so che fine abbia fatto il progetto, ma per come sono gestite - o non gestite - le cose da queste parti, spero si sia autodistrutto.
Infine, giacché parliamo di questo delizioso e oltremodo trascurato angolino di Lucca, invito il Comune a rimuovere gli inspiegabili gabinetti chimici che giacciono abbandonati da parecchi anni (!!!) a ridosso della Cartiera Calamai, in Piazza Luigi Varanini. E' cosa quantomeno incomprensibile che una città così bella e preziosa che tanto si vanta d'essere ospitale, civile, e tanto conta sul turismo d'alto bordo, non abbia servizi igienici in muratura, puliti e diffusi in abbondanza. E' cosa insopportabile che sia deturpata dalla perenne presenza di quelle orribili latrine da cantiere, inutilizzabili perché nessuno le svuota e pulisce, qui e altrove, come nel caso VERGOGNOSO del parco giochi situato sotto le mura, in Via dei Bacchettoni. E già che siamo in argomento, oltre a tenere aperti con personale adeguato i bagni che si trovano nella ex gabella daziaria di Porta Elisa, lì vicino, si faccia riparare la fontanella - non è ammissibile che un parco giochi per bambini non sia dotato di acqua potabile e servizi igienici funzionanti e custoditi!
AGGIORNAMENTO 15 Settembre 2016
E invece, ahinoi, il Pubblico Condotto ha dovuto sopportare la ventilata realizzazione di tre piccole centrali idroelettriche (due da 100 e una da 80 Kw) volute dall’allora Provincia di Lucca nella figura del Presidente Stefano Baccelli e interamente finanziate da tre società private (Molino di Findi, H.S. e Centro Assistenza Cartiere) intenzionate a recuperare l’investimento di circa 500/600 mila euro dal loro esclusivo sfruttamento. Il progetto, seguendo un percorso durato circa cinque anni, redatto su incarico delle suddette aziende dagli ingegneri Renzo e Dario Bessi per gli aspetti idraulici e dall’architetto Gilberto Bedini e dall’ingegner Daniele De Santi per quelli architettonici e paesaggistici, approntato in sinergia con l’ingegner Gennarino Costabile, dirigente dell’Ufficio Difesa del suolo della Provincia e con la Soprintendenza per i Beni Architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Lucca e Massa Carrara, prevedeva la costruzione di altre tre centrali (all’ex Molino Maionchi, al Mulino San Iacopo in centro e all’ex Manifattura Tabacchi) allo scopo di racimolare gli utili necessari per la realizzazione, come da impegno preso con la Provincia, di un percorso ciclo-pedonale parallelo a quello dell’acqua mettendo in comunicazione il centro storico di Lucca con la zona di Ponte a Moriano, passando attraverso il comune di Capannori e la zona delle ville storiche della Piana. Le turbine costruite nel 2015 lungo il canale a Marlia, San Pietro a Vico e all'altezza del vecchio molino di fondo alla ex Cantoni a San Marco, per produrre energia e quindi i profitti preventivati, necessitano di una portata d’acqua costante del condotto pubblico di almeno 5 metri cubi al secondo, contro i 3 medi che dovrebbe avere per non creare problemi - e infatti, dall’attivazione avvenuta verso i primi mesi del 2016, sono cominciati i guai, con il livello del fosso sempre altissimo, l’inconsueta velocità della corrente, gli straripamenti, gli spalti e le sortite allagate, le infiltrazioni e i problemi strutturali alle numerose abitazioni che si affacciano sul canale, il rischio concreto di lesionare il basamento delle Mura contro cui l’acqua s’infrangeva violentemente risvegliando, udite-udite, l’Opera delle Mura dal suo consueto torpore. Un disastro - annunciato. Nonostante i timori e l’invito a riconsiderare il progetto, la Provincia volle fortemente le centrali idroelettriche, ottenendo in cambio lavori di sfalcio della vegetazione, ristrutturazione e impermeabilizzazione degli argini, la rimozione dei depositi, lo smaltimento dei rifiuti presenti nell’alveo, la sistemazione degli scarichi nel canale e, appunto, l'impegno di realizzare il percorso ciclo-pedonale Lucca-Ponte a Moriano. Un affarone, non c’è che dire. Di fronte alla richiesta di intervenire sulla regimazione delle acque a Santocchio, la risposta delle aziende private fu laconica: la portata dell’acqua è stabilita dalla Regione Toscana, pregasi bussare a quella porta. Grottesca la risposta di Baccelli che irritato parlò di all’allarmismo immotivato: «se dovessero emergere delle criticità non si esclude la possibilità di deviare il corso del canale»!!! E in tutto questo il Comune cosa faceva? A parte interrogarsi, niente - guai anche solo pensare di andare a uno scontro con la Regione, contropelo a Rossi. Sono trascorsi circa quattro mesi. Particolari criticità non si sono più verificate, o almeno io non ne ho notizia e la stampa locale non le ha evidenziate. Ad occhio direi che il livello dell’acqua del Pubblico Condotto, in seguito alle proteste, si sia ridotto abbastanza da non creare ulteriori disagi. Vedremo cosa accadrà con l’arrivo del maltempo, ma di questo l’unico responsabile sarà il Padreterno. In ultimo… Il 23 Febbraio 2016, alcuni calcinacci tra cui una tegola hanno danneggiato un’auto in sosta sotto la ex Cartiera Calamai/Pasquini. Danni pochi, per fortuna, ma molto spavento perché, come ho già avuto modo di illustrare, l’edificio sta su con lo sputo e lasciarlo in quello stato è un po’ come sfidare la sorte: prima o poi qualche ignaro passante potrebbe farne le spese. In effetti, dal 2014, quando realizzai questa scheda, il decadimento è stato straordinario: ormai non vi più traccia nemmeno del tetto! A questo punto il Comune dovrebbe rompere gli indugi e, seppur dispiacendo i proprietari, dovrebbe procedere legalmente affinché mettano in sicurezza la struttura, seriamente, o addirittura la demoliscano. Ma tanto, da quell’orecchio…
AGGIORNAMENTO 4 Ottobre 2016
Riporto da “NoiTv” del 27 Settembre 2016: Da quest’anno, la manutenzione del condotto pubblico cittadino, è affidata con una delibera del consiglio regionale al consorzio di bonifica Toscana Nord. Il consorzio dovrà dunque provvedere alla manutenzione dell’intero condotto, dalla presa sul Serchio a Ponte a Moriano, fino ai fossi all’interno del centro città. Affidata alla bonifica anche la manutenzione del fosso esterno alle Mura, in precedenza di competenza dell’Opera delle Mura. I lavori sono iniziati in agosto e si concluderanno, tempo permettendo, intorno alla fine di ottobre. In questa prima fase, finanziata con un importo di 48.600 euro, il consorzio ha provveduto allo sfalcio delle sponde, all’eliminazione delle alghe all’interno dell’alveo e della vegetazione lungo i paramenti. (…) Ma l’intervento sicuramente più oneroso e impegnativo sarà quello dell’eliminazione dei sedimenti sul fondo, riportando la luce del fosso alla sua altezza originaria del 1300, intervento non eseguito da almeno 50 anni e probabile causa di tutte le problematiche legate all’aumento di portata a seguito della realizzazione delle centraline elettriche lungo il corso del canale. Su questo punto in particolare, il presidente Ridolfi ha tenuto a precisare che la competenza della parte idrica continua ad essere del Genio Civile e che alla bonifica passano solo le competenze riguardo la manutenzione del condotto.” Tradotto in parole povere: campa cavallo. La portata è quella stabilita dalla Regione per onorare gli impegni presi con le società che sfruttano le centrali e quella rimane. Se i lucchesi non vogliono altri problemi, si armino di badili e comincino a spalare.
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