APPROFONDIMENTO ALLEGATO ALLA SCHEDA n. 024
Alla fine del Secolo XIX, La Ditta Lazzareschi e Lazzaroni acquistò da Stefano Mungai il Molino di San Iacopo, edificato nel 1553. Negli anni 60 del secolo XX, lo stabilimento diventò la Cartiera Lucchese dei Pasquini e restò in attività fino ai primi anni 70. Lo visita il Morosi nel 1898: “Lavorando notte e giorno, è illuminato a luce elettrica per evitare ogni e qualunque caso d'incendi: in quel pandemonio di condotti, di buratti ecc. ecc., che è contenuto nei cinque piani dello stabile, c'è ordine ammirabile e pulizia: si tratta di farina.” Ladescrizione del processo di produzione è circostanziata. Riportiamo qualche passo: “I molini a cilindri sono cinque e altrettanti i buratti: è bellissimo vedere le successive trasformazioni e divisioni di questo chicco di grano che viene sminuzzato, ridotto in farina, senza che nulla si veda: a traverso quei condotti di legno, con una complicatissima rete di trasmissioni elevatori e di cloclee, il grano passa si può dire automaticamente per dove deve passare (…) Pochi operai sono necessari alla sorveglianza del lavoro in uno stabilimento così importante, il che dimostra a quale perfezionamento l'arte del mugnaio sia giunta, dalla primitiva macina del selvaggio” (A. Morosi, La città industriosa, cit. pp. 53-55) E certo la fabbrica visitata a fine secolo non aveva niente da spartire con i piccoli mulini idraulici a ruota sparsi da secoli per la campagna lucchese.
Ex Molino San Jacopo, 18 Maggio 2018
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