TORNA SU ETHAN RICCI

Logo
titolo
Logo

 

 

 

FD145) Conceria Ditta Frediano Pardini (ASCLu, scrittura protocollo generale, anno 1905, n. 8672)

Lettera di risposta al sindaco di Lucca sul giorno di riposo concesso: “In risposta alla pregiata sua dell'8 agosto, in merito al riposo dei fanciulli impiegati nel mio opificio, Le significo che il giorno di riposo è la Domenica di ogni settimana.

FW035) Conceria Boglione, Bra

Il settore della pelle ha avuto, in passato, un ruolo importante soprattutto nel centro cittadino lucchese, tanto da riservare due interi quartieri ai suoi maestri artigiani.

La lavorazione si era diffusa già nel XIII secolo quando, la ritrovata stabilità politica su tutto il territorio soggetto al suo controllo, favorì l’accentramento sulla città di gran parte della produzione agricola della periferia, zone montane comprese. E tra questa, particolarmente diffuso era, infatti, l’allevamento di ovini e suini, non solo per il consumo di carne e latticini ma anche per l’utilizzazione delle pelli. Così, in città si moltiplicarono i cuoiai e i pellai, anche se dovettero fare i conti, con una progressiva emarginazione, a causa dei cattivi odori emanati dalle pelli lavorate e lasciate ad essiccare lungo i fossi.

Inizialmente i pellai avevano i propri laboratori artigiani nella zona della chiesa di Sant’Andrea detta di “pelleria”, vicino al quartiere oggi del Carmine, per la presenza di un fosso. Ma quando ne fu deviato il corso, i pellai dovettero trasferirsi nel quartiere dei fossi vicino a San Pietro Somaldi, finché le continue proteste per gli sgradevoli odori che emanava e che rendevano l’aria irrespirabile, spinsero il governo lucchese nel 1382 a trasferirli definitivamente nel quartiere di San Tommaso, la zona ancora oggi conosciuta come “Pelleria”, dove già si trovavano i cuoiai (fonte: http://www.luccaimprese.it/cenni-storici-sull-economia/settori-economici/calzature-e-pelletterie/).

Nel 1863 risultano nel Comune di Lucca 7 concerie con 77 operai; nel 1878 ancora 7 con 64 operai; nel 1900, 4 con 39 operai che lavoravano mediamente 290 giorni l'anno, utilizzando 261 vasche e tini di concia. Conciavano pelli di bue, vacca, vitello e vacchetta d'India producendo cuoio di suola e di tomaia. Come materie concianti impiegavano principalmente cortecce di quercia, rovere e leccio, sommaco e raramente allume. Come materie ingrassanti: dégras, tipo Parigi e nazionale, sevo, grasso di pesce e olio di lino.

 

Elenco secondo l'Annuario del 1896:

 

1) Carlo Davini - Via Pelleria.
2) Giuseppe Di Puccio - Via delle Conce
3) Adolfo Guidoni - Via delle Conce
4) Adriano Isola (aveva anche un negozio di pellami in Via Santa Croce) - Via delle Conce
5) Piacentini e Raggianti - Via del Fosso alle Piagge.

 

 

 

La riproduzione parziale e non a scopo commerciale del materiale pubblicato (immagini e testi) è consentita citando la fonte (indirizzo web da cui è tratto il contributo), il titolo dell'opera (Lucca industriosa - Ricerca di archeologia industriale e storia sociale), gli autori e le autrici (Francesco Petrini, Mimma Virginia Paradisi, Chiara Mazzanti e Ethan Ricci), diversamente tutti i diritti sono riservati e la riproduzione non è consentita.