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Aggiornata
Mercoledì 14-Mar-2018
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UNA CITTA' IN FRANTUMI
I giornali fanno sganasciare dalle risate, il problema è che è difficile buggerarne le fandonie se non si vede con i propri occhi quello che accade. Io c'ero: sette ore filate, concedendomi solo una pausa caffè per non cascare in terra. In terra, invece, è cascato il loggiato del Palazzo ex Ina, in Via Beccheria - cascato proprio, nel senso che è venuto giù il solaio e le volte che lo sostenevano, mentre sono rimaste indenni le colonne. Nessuna paura e curiosi pochissimi, contrariamente a quanto sostenuto dai giornalisti. Solo un po' di sconcerto nei pochi che si fermavano, perché ai lucchesi o non importa niente di quello che li circonda, o ne sanno abbastanza da non stupirsi più di nulla, per cui... Insomma, se lamentazioni vi sono state, riguardavano l'impossibilità di fare colazione agevolmente alla pasticceria Pinelli dato che la strada era più o meno chiusa al transito. Ed anche la favoletta per gonzi secondo cui il Sindaco era presente in mattinata intrattenendosi con i commercianti e la popolazione, è una sonora baggianata: è apparso in compagnia dell'assessora Pierotti alle 13:44'23", è entrato nella suddetta pasticceria uscendone poco dopo, a malapena ha degnato di uno sguardo il povero amministratore di condominio del palazzo colpevole di non aver eseguito le opere di ripristino del loggiato e poi si è dileguato. Tempo di permanenza: pochi minuti. La precisione è importante, dà la misura, mette le cose a posto, nella giusta prospettiva. Veniamo al crollo, allora - il secondo di notevole importanza a Lucca. Il primo si è avuto nel 2007, parlo ovviamente del muro di Villa Bottini, proprietà comunale. Il secondo è questo: servitù di pubblico passaggio comunale con competenze sulla pavimentazione e l'illuminazione, opere murarie proprietà privata (oltre 15 titolari, INA Assicurazioni compresa). In entrambi i casi, il Comune è coinvolto ed ha pesanti responsabilità. Un vero miracolo che non vi siano stati feriti o morti, allora come adesso - ma non è proprio il caso di continuare a sfidare la fortuna. Del primo ho già ampiamente parlato QUI, questo comincia il 9 Aprile del 2013, quando un paio di metri di cornicione in pietra si staccano a causa delle grosse infiltrazioni d'acqua e franano al suolo per un pelo non facendo danni a cose o persone. Il Comune, allora, ordina il ripristino della situazione originaria di sicurezza - e comincia il balletto epistolare con la proprietà che promette d'intervenire e il comune che sollecita. La proprietà provvede a montare un ponteggio, così, giusto per dare l'idea di fare qualcosa, il loggiato viene chiuso lasciando aperto un varco per il passaggio dei pedoni e resta in questo deplorevole stato per ben due anni tondi tondi. Ma non si creda che tra una lettera e l'altra non accada proprio nulla: a parte il danno economico causato alla rivendita di libri addossata all'abside della Chiesa di San Giusto e a parte l'indecorosità dell'incarto, si susseguono le riunioni condominiali durante le quali la tesi prevalente è che a pagare totalmente o almeno in parte debba essere il Comune ed ogni scusa è buona per allungare il brodo. Vi è stato anche un sopralluogo effettuato da un perito - l'analisi dei materiali estratti in seguito a un carotaggio del solaio ha evidenziato che passeggiarvi sopra o sotto non era proprio il caso. Ma bugiardi non sono solo i giornalisti, tant'è che la proprietà garantisce di aver ottemperato alle opere preliminari e conferisce l'incarico di effettuare i lavori di ripristino. Fumo negli occhi, incarico immediatamente revocato e tanti saluti. Fioccano le proteste, alcuni cittadini, tra cui il compianto Roberto Mannocci, Presidente di Italia Nostra, denunciano la precarietà del loggiato e paventano il rischio che crolli. Il Comune scrive, scrive, sollecita - la proprietà promette e gli organi amministrativi competenti, non si capisce perché, si accontentano. L'idillio termina la notte del 17 Aprile, pare intorno alle quattro del mattino. Pare, perché a parte un residente in Piazza San Giovanni che udito il boato ha tentato di dare l'allarme senza però poter fornire spiegazioni e indicazioni, nessuno del condominio o degli abitanti in Via Beccheria e nei dintorni ha ritenuto opportuno chiamare il 113 o chiunque altro. Oddio, nessuno... apprendo dai giornali che l'ispettore Bartolini della polizia municipale abitante a qualche decina di metri, ha sentito il boato ma poiché non ha avvertito nessuna scossa, non trattandosi di terremoto, si è rimesso a dormire. Si sfiora la farsa. L'allarme è scattato alle sette e trenta, dato dai titolari della pasticceria. Intorno alle dieci arrivo sul posto. Scatto fotografie e ascolto i commenti delle persone, faccio domande, ottengo risposte. Vedo un ometto che racconta molte cose interessanti, è assai informato. Lo perdo ma poi lo ritrovo fuori dal Pinelli. Mi chiede per quale giornale lavoro ed io, non sapendo cosa dire, invento che sono lì per conto di un gruppo FB. Sembra deluso, ma continua ad essere loquace: stamani, a crollo ampiamente avvenuto, qualcuno ha firmato le carte per dare inizio ai lavori di ripristino; 20 mila euro sarebbero costati, mica un patrimonio; mesi fa, la proprietà ha ricevuto un'offerta d'acquisto del portico - 22 mila euro, rifiutati. Biscari, penso, se lo avessero venduto ne avrebbero risparmiati 20 guadagnandone due ed oggi non staremmo qua a maledire il Sindaco. Gli chiedo se è un funzionario comunale - no, è soltanto l'amministratore del condominio proprietario del loggiato. Lo guardo con compassione e lui mi dimostra gratitudine con un cenno della testa. Il tempo passa e non ha più tanta voglia di sdrammatizzare - ha realizzato che sotto le macerie potrebbe esserci qualcuno, inoltre deve convincere una piccola ditta edile ad attivarsi per mettere il ponteggio in sicurezza e provvedere almeno a sgombrare le macerie dato che i vigili del fuoco non le porteranno via e nessuno è intenzionato a sincerarsi che non vi siano morti là sotto, ma sul conto del condominio non c'è un euro - la ditta nicchia, non si fida, poi, dopo molto discutere si persuade. Parla, il povero Cristo, febbrilmente al telefono e con altre persone che esaminano i detriti, li toccano, li fotografano, vanno su e giù con espressioni cupe, più eloquenti delle sue parole. Il loggiato ("concessione" negli anni Cinquanta del costruttore alle richieste della soprintendenza che voleva si vedesse, vi fosse aria, tra Via Beccheria e l'abside della Chiesa di San Giusto) era, sin dalla sua costruzione, poco più di un scenografia, un cartonato, un pop-up come in quei libri per l'infanzia: cemento con il contagocce, l'armatura affidata a un po' di fil di ferro (3,5/4 millimetri al massimo), nessuna catena, nessun tirante, nulla di nulla - in pratica, il solaio appoggiava sulle volte e il peso dell'acqua che progressivamente lo ha impolpato negli ultimi anni, ha tirato giù tutto. Non è una gran perdita, tutt'altro - era brutto come orribili e fuori contesto sono i due palazzi che collegava. Se venissero giù anche loro, la città ne guadagnerebbe e non è detto che non avvenga: sulla facciata che dà su Piazza XX Settembre è caduto un po' d'intonaco e si può osservare con quali materiali sono costruiti - io non ci abiterei nemmeno mi pagassero. L'umore dell'amministratore di condominio peggiora di ora in ora - in compenso, ai condomini del palazzo non deve importare molto quello che è accaduto: non ne ho visto uno affacciarsi alla finestra - la vita continua, come niente fosse, e questo è così vero che nonostante la presenza della polizia municipale che presidia i varchi, qualcuno di loro arriva persino a parcheggiare l'auto nel vicolo retrostante, in piena zona pedonale, e a nessun vigile viene in mente non dico di multarlo, ma nemmeno di farlo spostare! A questo punto mi chiedo: ma chi abita là dentro per godere di una tale impunità, di un tale sfacciato riguardo? D'altronde, tutta la storia di questo lotto puzza di marcio. Agli inizi degli anni Trenta cominciò la demolizione della zona compresa nel quadrilatero intorno alla chiesa di San Giusto: via Roma, via Beccheria, via Pescheria e Piazza XX Settembre. Fu un atto “politico” contro la forte opposizione della Soprintendenza e delle Belle Arti che non volevano, giustamente, un tale scempio - e fu anche un atto di forza, un vero e proprio sopruso ai danni della popolazione tutt'altro che abbiente che vi abitava e lavorava da secoli, in povertà ma onestamente e dignitosamente. La distruzione sistematica del tessuto sociale e degli edifici medioevali, fu chiamata “piano di risanamento” - a fini anche o soprattutto speculativi. Soltanto dopo la fine della guerra, intorno agli anni Cinquanta, si dette inizio alla costruzione del palazzo, tutt’oggi avvolto nel mistero del suo iter burocratico. E il mistero, ahinoi, continua - per certi aspetti, ma non per altri, a partire dalle responsabilità del crollo che sono a mio avviso chiarissime ed equamente condivise. "Il Sindaco, quale ufficiale del Governo, è investito del potere di adottare provvedimenti che prevengano ed eliminino quei pericoli che minaccino l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana. Se un'ordinanza è rivolta a determinate persone e queste non ottemperano a quanto ordinato, il sindaco deve provvedere d'ufficio a spese degli interessati. Il Comune non può trincerarsi dietro la giustificazione di non avere le risorse economiche per porre in essere quanto dovuto, perché l'incolumità e la salute pubblica sono prioritarie rispetto a tutto il resto. Pertanto, non ha alcun rilievo giuridico l'insufficienza di risorse da parte dell'ente pubblico, dovendo le stesse essere destinate in via prioritaria al soddisfacimento delle esigenze relative alla salute e alla sicurezza. Qualora gli organi amministrativi competenti - ufficio tecnico, sindaco ed eventuali altri organi a cui è affidata la funzione di vigilanza sulla regolarità e sicurezza edilizia nel territorio e l’azione volta ad assicurare sicurezza e incolumità pubblica - non abbiano ottemperato ai loro obblighi, è necessario verificare la sussistenza di responsabilità omissive". In altre parole, la Procura faccia il suo lavoro e le parti in causa - Comune e proprietari dell'immobile - paghino. Anche l'INERZIA della pubblica amministrazione ha rilevanza penale, casomai qualcuno fingesse di non saperlo, o perlomeno l'aveva sino all'avvento dell'era renziana. Alle 15:17':40", i vigili del fuoco terminano la messa in sicurezza - hanno lavorato e rischiato veramente tanto. Potessi li ringrazierei, uno ad uno. Piove e sono sfinita, quanto loro. Ho visto e ascoltato abbastanza. Passo a salutare gli amici in Corte del Biancone e torno a casa carica di fotografie e cose da raccontare. Ne avrei fatto volentieri a meno.
AGGIORNAMENTO 3 Ottobre 2016
Alla fine, il loggiato è stato ricostruito riconfermando il gusto per l’apparenza senza sostanza. Cartonato era e cartonato è, stavolta sul serio, però. Già, perché le volte che prima del crollo erano in muratura, adesso sono in cartongesso. Un cartongesso dato per resistente all'umidità e alle intemperie, ma pur sempre cartongesso! Di vergogna in vergogna, a Lucca, non si finisce mai di indignarsi o stupirsi - e così, della speranza di veder sparire l'intero “palazzaccio” insieme al suo loggiato, non ci rimane che un flebile ma non del tutto peregrino auspicio: che prima o poi, disabitato, almeno si autodistrugga, cosa tutt’altro che improbabile.
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